LE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE

IL PIANO NAZIONALE DELLA PREVENZIONE

Il Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012, emanato a seguito dell'intesa sancita il 29 aprile 2010 in sede di Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, individua per il triennio una serie di linee di intervento ed obiettivi da perseguire in vari ambiti della prevenzione.
Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro, i Piani Regionali di Prevenzione (PRP) del triennio 2010-2012, sono finalizzati all'incremento dei livelli di efficacia e di efficienza dei sistemi regionali di prevenzione e sono indirizzati verso i comparti a maggior rischio, perseguendo gli obiettivi generali delPNPdi:
riduzione degli infortuni gravi e mortali e delle malattie professionali,sviluppo di sistemi di monitoraggio e di contrasto ai fattori di rischio di patologie professionali con particolare riferimento a quelle tumorali.
Le Regioni, con i loro PRP, hanno programmato gli interventi di prevenzione dai rischi e dalle patologie correlate al lavoro a partire dalla conoscenza del territorio, dall'analisi degli eventi più frequenti e più gravi nella popolazione lavorativa regionale, tenendo conto, altresì, della disponibilità di strumenti efficaci a contenerli.
Oltre che in edilizia e agricoltura, le Regioni hanno previsto interventi in altri comparti secondo una pianificazione strategica che si basa su criteri di graduazione del rischio; 
la“qualità” della pianificazione, ovvero la capacità delle Regioni e delle ASL di programmare e scegliere interventi prioritari e improntati all'efficacia dell'azione preventiva è stata ricercata attraverso una dettagliata analisi del contesto operata, a livello locale, secondo parametri quali: 
gravità e frequenza dei danni (analizzata anche attingendo a fonti informative nazionali, ad esempio Flussi Informativi INAIL – Regioni ) , prevenibilità  dei  danni ,rappresentatività sul territorio del settore (ad esempio comparti tipici con aziende numerose localmente), dimensione delle aziende, esiti dei controlli già effettuati, settori scarsamente indagati (ad esempio imprese di pulizia, mense,alberghi, trasporti, logistica ed altri), presenza di rischi emergenti, bisogni emersi direttamente dai luoghi di lavoro e dal territorio, rappresentati dai RLS/RLST e dai lavoratori. 
Tutto questo è stato reso possibile anche dallo sviluppo di sistemi informativi regionali che, integrati con quelli nazionali, hanno consentito di sviluppare le analisi di contesto di ciascuna regione. 
In questa sede non è possibile dare conto dettagliatamente di questa complessa attività, pertanto si rimanda alla lettura dei PRP disponibili nel sito del Ministero della Salute (Sitografia).
La totalità delle Regioni ha programmato azioni di prevenzione in edilizia ed in agricoltura che,come evidenziato in appendice, sono settori di attività caratterizzati da una maggior proporzione di infortuni gravi o mortali e che rappresentano una priorità di intervento già da tempo condivisa.
L'omogeneità sul territorio nazionale delle azioni in questi due settori è stata ricercata attraverso la condivisione degli obiettivi qualitativi e quantitativi definiti nel Piano Nazionale Agricoltura e nel Piano Nazionale Edilizia. 
Entrambi i Piani sono stati approvati dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, dal Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, art. 5, D.Lgs. 81/08, e dalla Commissione art. 6, D.Lgs. 81/08.
Nello specifico, il Piano Nazionale di Prevenzione in Edilizia impegna Regioni e Province Autonome ad incrementare il volume e la qualità dell'attività già svolta nel comparto edile: 50.000 cantieri,suddivisi in maniera proporzionale tra le Regioni.
Il Piano prevede altresì che il 20% dei cantieri sia controllato in maniera coordinata tra Amministrazioni in modo da coniugare la sicurezza sul lavoro con la regolarità dei rapporti
di lavoro e della catena degli appalti.
Il Piano Nazionale di Prevenzione in Agricoltura impegna, infine, Regioni e ProvinceAutonome ad incrementare il controllo in agricoltura per il contrasto dei rischi mortali.
Per le finalità del Piano Nazionale Edilizia, è stato predisposto un sito internet (Sitografia).
La strategia sviluppata nei Piani Regionali di Prevenzione, si articola nei seguenti punti:
a. Pianificazione delle attività di prevenzione in coordinamento tra Enti e parti sociali in ambito di Comitato Regionale di Coordinamento, art. 7 del Dlgs. 81/08, al fine di sviluppare interventi orientati all'incremento dei livelli di sicurezza e protezione della salute attraverso la vigilanza mirata alle priorità di rischio per la salute e la sicurezza.

b. Piena copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (controllo del 5% delle unità locali con almeno un dipendente o equiparato, orientando le attività dei servizi delle A.S.L. verso le priorità di salute ed il contrasto dei rischi più gravi,abbandonando pratiche di non documentata efficacia.

c. Sviluppo dei flussi informativi regionali di prevenzione, condivisi tra Enti, partendo dal
programma ex Ispesl di registrazione delle attività dei servizi e dai flussi informativi INAIL su infortuni e malattie professionali.

d. Sviluppo di sistemi di sorveglianza sugli infortuni invalidanti e mortali, sulle malattie
professionali (partendo dai sistemi già in uso Infor.mo e Mal.Prof.) e sui lavoratori esposti o ex esposti a cancerogeni.
La Tabella 1 contiene il dettaglio delle principali azioni previste dai piani regionali di prevenzione.

Le attivita di prevenzioneLe attivita di prevenzione 


Le attività di prevenzione
Le attività di prevenzione
                                                                    



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