"Il Bilancio Sociale 2009 dell'INPS consegna, per la prima volta, dati disaggregati per genere. La necessità dell’analisi di genere nelle Amministrazioni Pubbliche nasce dal fatto che le politiche socio-economiche hanno conseguenze diverse su donne e uomini, essendo diverso il ruolo che essi rivestono nella famiglia, nell’economia e nella società.
Il Bilancio Sociale Inps 2009 è stato redatto in un ottica di “gender mainstreaming”, considerando la variabile genere nella presentazione dei dati e del valore aggiunto, sia riguardo al personale Inps (stakeholder interno), sia per quanto riguarda gli assicurati e i beneficiari delle prestazioni pensionistiche e a sostegno del reddito (stakeholder esterni).
Riguardo alla consistenza del personale, l’Inps, come la maggior parte delle Pubbliche Amministrazioni, presenta nel complesso una maggiore percentuale femminile (56%). La situazione cambia se si considerano i ruoli dirigenziali e professionali in cui prevale la presenza maschile, rispettivamente con il 69,4% e il 60,6%. Per quanto riguarda l’azione formativa, nel 2009 i partecipanti ai corsi presentano una quota percentuale femminile pari al 57%.
Lavoratori dipendenti iscritti Inps: presentano nel complesso una percentuale maschile pari al 60,2%. La distribuzione per macro-aree evidenzia che al Nord e al Centro su 100 occupati circa 42 sono donne, mentre tale valore
scende a 33 nel Sud e nelle Isole. Riguardo alla distribuzione per qualifiche, le donne risultano in maggioranza tra gli impiegati (57,6%), mentre scendono al 31,1% tra gli operai, al 25,4% tra i quadri e all’11,9% tra i dirigenti.
Tra i lavoratori autonomi le donne rappresentano complessivamente il 30%. Nel settore dell’artigianato le donne sono il 19,1% del totale, mentre nel commercio salgono al 37,3% e fra gli agricoli autonomi al 37,6%. Iscritti alla Gestione separata - Le donne rappresentano il 42,6%. Lavoratori domestici - Al contrario dei settori precedenti, il lavoro domestico è un lavoro prettamente femminile (89% del totale).
Per quanto concerne i trattamenti pensionistici: il 58,5% è erogato a favore di titolari donne e il restante 41,5% è destinato agli uomini. In termini di spesa previdenziale, le donne ricevono prestazioni per il 44% della spesa complessiva, mentre gli uomini per il 56%, per via del maggior importo medio dei trattamenti.
L’importo medio mensile delle pensioni complessivamente erogate alle donne è pari a 537 euro, poco più della metà dell’importo medio di una pensione maschile (975 euro).
Con riferimento alla tipologia di gestione pensionistica, i differenziali di genere più marcati si registrano nell’area del lavoro dipendente (-629,24 euro rispetto ai colleghi maschi). Nel comparto del lavoro autonomo le pensioni destinate alle donne presentano importi inferiori di 421 euro mensili nell’artigianato, di 388,77 euro mensili nel commercio e di 246,62 euro mensili nell’agricoltura.
Infine, relativamente ai trattamenti di integrazione salariale, si evidenzia una netta prevalenza di destinatari uomini rispetto alle donne, sia per la Cassa integrazione ordinaria (80%) che per quella straordinaria (65%). Riguardo all’area geografica, la percentuale femminile aumenta passando dal Sud e Isole (ordinaria 11%, straordinaria 30%) al Centro (ordinaria 19%, straordinaria 34%) e al Nord-Est (ordinaria 23%, straordinaria 34%) e al Nord-Ovest (ordinaria 23%, straordinaria 39%).
In ultimo, nel 2009 il contingente di donne beneficiarie di indennità di mobilità raggiunge un valore medio nazionale del 39,5%, con percentuali del 45% nelle regioni del Nord-Est d’Italia e del 43% in quelle del Nord-Ovest.
Il Bilancio Sociale Inps 2009 è stato redatto in un ottica di “gender mainstreaming”, considerando la variabile genere nella presentazione dei dati e del valore aggiunto, sia riguardo al personale Inps (stakeholder interno), sia per quanto riguarda gli assicurati e i beneficiari delle prestazioni pensionistiche e a sostegno del reddito (stakeholder esterni).
Riguardo alla consistenza del personale, l’Inps, come la maggior parte delle Pubbliche Amministrazioni, presenta nel complesso una maggiore percentuale femminile (56%). La situazione cambia se si considerano i ruoli dirigenziali e professionali in cui prevale la presenza maschile, rispettivamente con il 69,4% e il 60,6%. Per quanto riguarda l’azione formativa, nel 2009 i partecipanti ai corsi presentano una quota percentuale femminile pari al 57%.
Lavoratori dipendenti iscritti Inps: presentano nel complesso una percentuale maschile pari al 60,2%. La distribuzione per macro-aree evidenzia che al Nord e al Centro su 100 occupati circa 42 sono donne, mentre tale valore
scende a 33 nel Sud e nelle Isole. Riguardo alla distribuzione per qualifiche, le donne risultano in maggioranza tra gli impiegati (57,6%), mentre scendono al 31,1% tra gli operai, al 25,4% tra i quadri e all’11,9% tra i dirigenti.
Tra i lavoratori autonomi le donne rappresentano complessivamente il 30%. Nel settore dell’artigianato le donne sono il 19,1% del totale, mentre nel commercio salgono al 37,3% e fra gli agricoli autonomi al 37,6%. Iscritti alla Gestione separata - Le donne rappresentano il 42,6%. Lavoratori domestici - Al contrario dei settori precedenti, il lavoro domestico è un lavoro prettamente femminile (89% del totale).
Per quanto concerne i trattamenti pensionistici: il 58,5% è erogato a favore di titolari donne e il restante 41,5% è destinato agli uomini. In termini di spesa previdenziale, le donne ricevono prestazioni per il 44% della spesa complessiva, mentre gli uomini per il 56%, per via del maggior importo medio dei trattamenti.
L’importo medio mensile delle pensioni complessivamente erogate alle donne è pari a 537 euro, poco più della metà dell’importo medio di una pensione maschile (975 euro).
Con riferimento alla tipologia di gestione pensionistica, i differenziali di genere più marcati si registrano nell’area del lavoro dipendente (-629,24 euro rispetto ai colleghi maschi). Nel comparto del lavoro autonomo le pensioni destinate alle donne presentano importi inferiori di 421 euro mensili nell’artigianato, di 388,77 euro mensili nel commercio e di 246,62 euro mensili nell’agricoltura.
Infine, relativamente ai trattamenti di integrazione salariale, si evidenzia una netta prevalenza di destinatari uomini rispetto alle donne, sia per la Cassa integrazione ordinaria (80%) che per quella straordinaria (65%). Riguardo all’area geografica, la percentuale femminile aumenta passando dal Sud e Isole (ordinaria 11%, straordinaria 30%) al Centro (ordinaria 19%, straordinaria 34%) e al Nord-Est (ordinaria 23%, straordinaria 34%) e al Nord-Ovest (ordinaria 23%, straordinaria 39%).
In ultimo, nel 2009 il contingente di donne beneficiarie di indennità di mobilità raggiunge un valore medio nazionale del 39,5%, con percentuali del 45% nelle regioni del Nord-Est d’Italia e del 43% in quelle del Nord-Ovest.
Disoccupazione ordinaria non agricola e speciale edile - Il 46,7% fa capo a lavoratrici, con una prevalenza rispetto agli uomini in tutte le regioni del Nord Italia ed in quelle del Centro. Trattamenti economici di maternità - Con riferimento all’astensione per congedi parentali, la percentuale femminile risulta pari al 92,3%
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