L’obiettivo principale del
progetto proposto dalle Confcooperative dell’Unione provinciale di Cuneo -
finalizzato alla realizzazione di un modello
organizzativo nelle imprese cooperative operanti nel settore vinicolo
ispirato alle linee guida UNI-Inail 2001 per i sistemi di gestione della
sicurezza SGSL – è stato quello di promuovere
l’adozione dei modelli organizzativi SGSL nelle cooperative, “coinvolgendo direttamente
i vertici e le maestranze di alcune società ‘pilota’ e costruendo, a partire
dai risultati di tale esperienza, le linee di indirizzo specifiche per quel
comparto”.
Al progetto hanno partecipato sei
società cooperative
vinicole che “si occupano dei processi di trasformazione della materia
prima conferita dai soci (l’uva), di produzione, di commercializzazione e di
cessione del prodotto finale”.
Il campione di società esaminate
ha permesso di evidenziare alcune caratteristiche
comuni che “si possono ritenere proprie dell’intero comparto di
appartenenza e da cui derivano particolari esigenze in fase di implementazione
del SGSL”:
- “identificazione del datore di
lavoro ai fini della salute e della sicurezza sul lavoro nella figura del
presidente della cooperativa (che rappresenta la società di fronte a terzi,
nonché in giudizio e possiede la firma sociale), fermo restando la possibilità
di delegare parte dei compiti e delle responsabilità;
- orientamento all’assunzione in
proprio dei compiti del servizio di prevenzione e protezione, nei limiti
previsti dalla legislazione e previa formazione specifica, da parte del datore
di lavoro;
- raro ricorso a deleghe
di poteri e funzioni in materia di salute e sicurezza nei confronti del
dirigente, sebbene la struttura organizzativa di queste società spesso preveda
tali figure;
- organizzazione del lavoro in
base alle mansioni di enotecnico, cantiniere, impiegato tecnico, impiegato,
addetto al punto vendita;
- presenza di lavoratori
stagionali, assunti ogni anno per 15 giorni circa nel periodo della vendemmia;
- criticità del processo di
approvvigionamento delle materie prime, che consiste nel conferimento diretto
dell’uva da parte dei soci della cooperativa, attività concentrata in pochi
giorni dell’anno con un notevole afflusso di terzi nella cantina, da cui il
modello di ‘Istruzione operativa circa il comportamento dei soci conferenti’;
- effettuazione di operazioni di
pulizia che prevedono l’ingresso del lavoratore nelle vasche vinarie e/o nei
fermentini, per le quali si è provveduto a fornire esempi di procedure e di
istruzioni operative per la gestione dei lavori in ambienti sospetti di
inquinamento o confinati;
- frequente e quasi totale
esternalizzazione delle attività di manutenzione/ controllo su strutture,
impianti e macchinari;
- tasso infortunistico basso e
spesso legato a fattori comportamentali;
- necessità di formazione
specifica per tutti i lavoratori (inclusi i collaboratori volontari) pari a 12
ore, ai sensi dall’accordo sancito il 21/12/2012 dalla Conferenza Stato
Regioni, dal momento che nella classificazione internazionale delle attività
economiche ISTAT - ATECO 2007 le cantine rientrano nella sezione C: Attività
manifatturiere; Divisione 11, Gruppo 11.0: Industria delle bevande; Classe
11.02: Produzione di vini da uve;
- diffusione di sistemi di
gestione della qualità UNI EN ISO 9001/2008 e sistemi di gestione del rischio
igienico UNI EN ISO 22000/05”.
Inoltre sono stati riscontrati alcuniaspetti specifici all’interno delle
singole Cooperative che hanno richiesto approcci e soluzioni mirate. Ad
esempio: “l’elevata frequenza d’interventi di ristrutturazioni ed
ammodernamento di locali ed impianti in relazione alla presenza attività
soggette al controllo dei Vigili del Fuoco”; lo svolgimento di “occasionali interventi
manutentivi da parte del personale interno; la presenza di autoclavi
installate ed assemblate dall’utilizzatore sull’impianto, che necessitano della
verifica di primo impianto e della successiva dichiarazione di messa in
servizio”. E riguardo agli aspetti organizzativi la presentazione segnala il “frequente
accesso agli ambienti di lavoro da parte di terzi (personale esterno,
fornitori, visitatori, ecc.) e l’occasionale intervento di collaboratori
volontari - ingaggiati tra i soci conferenti - i quali, dal punto di vista
della sicurezza, sono equiparati a lavoratori dipendenti ed occorre fornire
loro le medesime tutele, nonché la diffusa necessità di elaborate istruzioni
operative e procedure di lavoro in sicurezza dedicate alle operazioni più
critiche (ad esempio disinfezione e pulizia con soluzioni di soda) del ciclo
produttivo, sia comprendente vini rossi (quali dolcetto, barbera, barbaresco,
barolo), sia vini bianchi e spumanti (moscato, favorita, chardonnay, arneis)”.
In definitiva le linee guida
UNI-Inail sono state dunque “declinate al fine di creare un modello SGSL specifico per il settore
vinicolo, fornendone un’interpretazione ed una trasposizione pratica,
corredata di documenti e schemi esemplificativi”.
E il lavoro si discosta dalle
linee guida generali, “nella misura in cui descrive un modello SGSL adattato al
settore cooperativo vinicolo, e cioè:
- calato nell’organizzazione
aziendale propria delle cantine sociali, mettendo in luce i ruoli e le
responsabilità dei vari attori, le relazioni e la struttura organizzativa della
tipologia di società presa in esame;
- basato sull’impostazione
lavorativa delle cooperative vinicole, definendo i requisiti di sicurezza dei
processi e delle attività tipici di questa forma di impresa;
- integrato nel complesso degli
altri sistemi organizzativi aziendali già implementati”.
E in relazione a quanto rilevato
presso le cooperative coinvolte, “le linee guida specifiche realizzate offrono
diversi vantaggi ed interessanti opportunità quali:
- riorganizzare, mantenere aggiornati
e collegare tra loro elementi già esistenti nell’organizzazione, ma spesso poco
utilizzati o gestiti in modo non interconnesso;
- evitare di ‘appesantire’
l’organizzazione con ‘burocrazia’ non strettamente necessaria, formalizzando e
registrando i soli aspetti obbligatori per legge, o aventi significative
ricadute sul livello di salute e sicurezza, o ancora patrimonio intellettuale
della società che si intende salvaguardare e diffondere (es. buone prassi,
procedure di lavoro in sicurezza validate, ecc.);
- integrare, quanto più
possibile, la gestione della sicurezza con gli usuali sistemi strategici di
gestione aziendale, così da includere gli aspetti di salute e sicurezza
nell’ordinaria gestione aziendale e nelle pratiche già consolidate;
- migliorare la comunicazione
rendendo l’organizzazione più snella, con riduzione di tempi e costi e
permettendo di portare alla luce eventuali problemi legati alla salute e
sicurezza nella società”.
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